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IL VANGELO DELLA DOMENICA IN UN MINUTO XXXI DOMENICA

Archivio > La Liturgia della Domenica > Anno 2019
IL VANGELO DELLA DOMENICA IN UN MINUTO
XXXI DOMENICA DEL T. O. ANNO C (Luca 19, 1-10)
Gesù non punta il dito nel far notare a Zaccheo cosa ne sta facendo della sua vita, attraverso le sue azioni inique, piuttosto, fermandosi a casa sua (attraverso un movimento di incarnazione, di unione a Zaccheo) rivela il suo amore gratuito e salvifico e permette a Zaccheo di riscoprire la sua vera dignità. Questo, in breve, è il messaggio  della pericope lucana nella XXXI domenica del T. O. dell'anno C. Il vangelo di oggi è infatti la storia della riscoperta di un'identità (siamo figli di Abramo), di una necessaria relazione con Dio che si basa sulla sua fedeltà. Comprendiamo questa buona notizia attraverso una storia concreta, quella di un uomo di nome Zaccheo, "capo dei pubblicani e ricco". Una persona che di fatto non si può salvare, un escluso dalla comunità a causa della sua attività di esattore delle tasse per conto dei romani. Un'attività che opprimeva la gente che considerava questo gruppo dei pubblicani come collaborazionisti iniqui degli oppressori romani. I pubblicani, in questa attività di riscossione dei tributi, si arricchivano in modo disonesto, con il beneplacito delle autorità romane poiché tutto ciò garantiva la crescita delle casse dell'impero. Gesù attraversava la città di Gerico, un territorio sotto il livello del mare di ben 300 metri, la regione più depressa del mondo, un simbolo di come la vita può degradare nel peccato e, allo stesso tempo, di come Dio si abbassa, nella kenosis del Verbo incarnato, a ricercare l'uomo smarrito: "Il Figlio dell'uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto". Gerico una sede di dogane con un importante traffico di merci e dunque con un giro rilevante di denari. Questo è il contesto dell'incontro tra Gesù e Zaccheo, un uomo ricco, ovvero un escluso, per così dire, anche dalla comunità di Gesù, che insegnava: "È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli". Un ricco, ovvero chi arricchisce per sé e non davanti a Dio. Il ricco, ovvero non chi semplicemente possiede dei beni, ma chi, pur ricco di beni, non sarà mai un signore, poiché affannato a vivere unicamente per se stesso. Questo Zaccheo cerca di vedere chi fosse Gesù ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Sale su un sicomoro per scorgere Gesù, ma si sorprende perché Gesù lo conosce e lo chiama per nome: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua". Zaccheo non conosce Gesù. Zaccheo in fondo non conosce neanche se stesso. La parola del Signore rivolta a Zaccheo, "conviene che mi fermi a casa tua", è una chiamata per riscoprire un'appartenenza, una relazione, un'identità, che comporta una presa di coscienza, una risposta: Zaccheo "scese in fretta e lo accolse pieno di gioia". Non importa cosa sia oggi la tua vita, importa chi sei tu. È la riscoperta della nostra dignità: "Anche egli è figlio di Abramo", risponde il Signore a coloro che lo accusano di entrare nella casa di un peccatore. Anche Zaccheo è figlio della benedizione. Zaccheo è un uomo oppresso dal suo io. Di conseguenza aveva tolto dal suo orizzonte l'appartenenza a Dio e aveva escluso ogni forma disinteressata di relazione con il prossimo; ma davanti a Gesù che chiama tutto cambia: Zaccheo alzatosi disse: "Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto". Gesù gli rispose: "Oggi per questa casa è venuta la salvezza".
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