IL VANGELO DELLA DOMENICA IN UN MINUTO XXXIII DOMENICA
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IL VANGELO DELLA DOMENICA IN UN MINUTO
XXXIII DOMENICA DEL T. O. ANNO C (Luca 21, 5-19)
"Tutto si dissolve per essere rinnovato"
Il tempio del Gerusalemme era una delle meraviglie del mondo antico, l'edificio di culto più esteso (centomila metri quadri) e più maestoso dell'epoca. Gesù annuncia, rivolgendosi ad alcuni che guardavano con ammirazione, che non resterà pietra su pietra che non sia distrutta. Ossia, tutto ciò avrà una fine, sarà sciolto. Un'affermazione incomprensibile dal momento in cui per la costruzione del tempio furono impiegati un numero cospicuo di sacerdoti come ad imprimere una sacralità assoluta a quelle pietre. Ma Gesù non si riferisce soltanto alle pietre del tempio che non potranno sussistere e che saranno demolite, ma a qualsiasi ordine di questo mondo che, pur rivestito di religiosità o di apparente giustizia non si orienta pienamente al disegno di Dio. In effetti il messaggio del Signore è molto chiaro: tutto passa. Come leggiamo in altri brani evangelici: "passa la scena di questo mondo ma le mie parole non passeranno"; ed ancora: "distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere".
Nella prima lettura, tratta dal profeta Malachia (3, 19-20a) si parla di destini diversi: un sole che per alcune sarà tragedia ("il giorno rovente come un forno") e per altri un beneficio ("un sole di giustizia"). Un sole che non lascerà radice e germoglio, per taluni; e che per altri invece sarà benefico. Si tratta di una escatologia di ordine storico finale ed esistenziale al contempo. C'è chi non si prepara mai alla fine delle cose non comprendendo che tutto quello con cui ho abbiamo a che fare, sotto il profilo della nostra dimensione umana, è di passaggio; tutto passa. Della costruzione del tempio non rimarrà pietra su pietra. Anche le altre costruzioni, le costruzioni che spesso nella vita riteniamo definitive, non sussisteranno per sempre. Gesù dà questo annunzio: "Badate di non lasciarvi ingannare"; come a dire attenzione a non sopravvalutare le cose, non aggrappatevi a questo tempo, alla dimensione secolare dell'esistenza; attenti a non mettere le cose eterne e quelle di questo mondo sullo stesso piano. Il Signore ci raccomanda a vivere, operare e camminare con un costante discernimento, ovvero ci spinge a continuare nella direzione giusta e non andare a casaccio: "Non seguiteli". Se non riscopriamo il piano di Dio basta una contrarietà, una minima prova e ci si perde. Il testo poi presenta delle negazioni: non allarmarsi; non preparare prima la difesa; ovvero non vivere consegnati alla nostra intelligenza, piuttosto consegnati alla provvidenza.
Il contesto del vangelo di questa domenica è quello dell'obolo della vedova. Se da un lato Gesù apprezza il gesto della vedova, che nel tesoro del tempio mette pochi spiccioli, ovvero "tutto quanto aveva per vivere", dall'altro biasima con durezza quella prassi non voluta da Dio. Gesù è oramai in rotta di collisione con gli ambienti del tempio di Gerusalemme. Era responsabilità della classe sacerdotale del tempio occuparsi delle vedove, dei più deboli (oggi, peraltro, ricorre la terza Giornata Mondiale dei Poveri, indetta da papa Francesco), per cui un'istituzione preposta da Dio per un fine che si allontana dal comando di Dio non può sussistere: non rimarrà appunto pietra su pietra, tutto sarà sciolto. In fondo le vedove subivano un'ingiustizia. Erano le vedove che andavano sostenute con le offerte del tempio e non di certo imporre alle vedove l'obolo per il tempio.
Tornando alla pericope lucana del vangelo di questa domenica, i discepoli non sembrano affatto impauriti davanti a questa profezia apocalittica di Gesù (non rimarrà pietra su pietra) tant'è che chiedono spiegazioni a Gesù circa i tempi e il segno per cui queste cose accadranno, convinti che Dio verrà ad instaurare prontamente il suo regno. Per comprendere la reazione dei discepoli, ancora molto legati al tempio, dobbiamo fare riferimento alla storia di Gerusalemme e andare indietro di sette secoli, all'epoca di Sennacherib, il potente re di Assiria. L'esercito circonda Gerusalemme (il fatto storico è narrato nel Secondo libro dei Re). Al mattino il popolo nota che è stato tolto l'accampamento. Storicamente è possibile che Ezechia abbia pagato un tributo o che forse Sennacherib dovette ripiegare precipitosamente su altri fronti. Ma si pensò ad un intervento prodigioso di Dio. Per cui nella esperienza religiosa del popolo c'è questa credenza per la quale, nel massimo pericolo per la città di Gerusalemme, Dio interviene; da cui il salmo 45: "Dio è in mezzo ad essa: non potrà vacillare. Dio la soccorre allo spuntare dell'alba".
Gesù non dà una risposta diretta circa i tempi o i momenti all'attesa dei discepoli ma mette in guardia di non andate dietro a coloro che dicono: "Sono io"; e: "Il tempo è vicino"; ovvero di non seguire quegli uomini che pensano di avere soluzioni.
I detentori del potere scateneranno una tremenda persecuzione poiché ogni potere, in quanto tale vuole, in primo luogo, predominare ideologicamente circa l'interpretazione di Dio, ovvero farsi garante dell'identità di Dio e delle sue leggi; in secondo luogo, ogni potere umano stabilisce gli spazi e i valori di una patria; ed ancora un modello di famiglia. In fondo Gesù demolisce queste tre pilastri nel senso che sostituisce Dio con Padre, patria con Regno e famiglia con Comunità. In che senso? "Metteranno le mani su alcuni di voi", dice il Signore "e vi consegneranno alle sinagoghe", ovvero sarete consegnati all'istituzione religiosa e faranno questo in nome di Dio. Ma il Dio di Gesù Cristo è Padre, nel cui nome mai si può togliere la vita ad alcuno. "Trascinandovi davanti a re e governatori" (lo stato o la patria): questi si faranno garanti di una giustizia ritenuta assoluta, ma in verità falsa. Gesù parlerà invece del Regno di Dio, un regno che non passerà; il vero Regno universale di giustizia e pace. "Sarete traditi perfino dai genitori..." Il peccato di idolatria prevedeva la morte anche per i propri familiari. Gesù inaugura una nuova Comunità che scavalca modelli di famiglia in cui ci si può opprime a vicenda perfino nel nome di Dio, o in cui si giustifica un modello di famiglia inadeguato, ad esempio quello maschilista. La comunità di Gesù è una comunità di amore e di servizio. Gesù rafforza questa buona notizia con un incoraggiamento: "Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto" poiché apparteniamo al tempio vivo del Crocifisso Risorto.
Nella prima lettura, tratta dal profeta Malachia (3, 19-20a) si parla di destini diversi: un sole che per alcune sarà tragedia ("il giorno rovente come un forno") e per altri un beneficio ("un sole di giustizia"). Un sole che non lascerà radice e germoglio, per taluni; e che per altri invece sarà benefico. Si tratta di una escatologia di ordine storico finale ed esistenziale al contempo. C'è chi non si prepara mai alla fine delle cose non comprendendo che tutto quello con cui ho abbiamo a che fare, sotto il profilo della nostra dimensione umana, è di passaggio; tutto passa. Della costruzione del tempio non rimarrà pietra su pietra. Anche le altre costruzioni, le costruzioni che spesso nella vita riteniamo definitive, non sussisteranno per sempre. Gesù dà questo annunzio: "Badate di non lasciarvi ingannare"; come a dire attenzione a non sopravvalutare le cose, non aggrappatevi a questo tempo, alla dimensione secolare dell'esistenza; attenti a non mettere le cose eterne e quelle di questo mondo sullo stesso piano. Il Signore ci raccomanda a vivere, operare e camminare con un costante discernimento, ovvero ci spinge a continuare nella direzione giusta e non andare a casaccio: "Non seguiteli". Se non riscopriamo il piano di Dio basta una contrarietà, una minima prova e ci si perde. Il testo poi presenta delle negazioni: non allarmarsi; non preparare prima la difesa; ovvero non vivere consegnati alla nostra intelligenza, piuttosto consegnati alla provvidenza.
Il contesto del vangelo di questa domenica è quello dell'obolo della vedova. Se da un lato Gesù apprezza il gesto della vedova, che nel tesoro del tempio mette pochi spiccioli, ovvero "tutto quanto aveva per vivere", dall'altro biasima con durezza quella prassi non voluta da Dio. Gesù è oramai in rotta di collisione con gli ambienti del tempio di Gerusalemme. Era responsabilità della classe sacerdotale del tempio occuparsi delle vedove, dei più deboli (oggi, peraltro, ricorre la terza Giornata Mondiale dei Poveri, indetta da papa Francesco), per cui un'istituzione preposta da Dio per un fine che si allontana dal comando di Dio non può sussistere: non rimarrà appunto pietra su pietra, tutto sarà sciolto. In fondo le vedove subivano un'ingiustizia. Erano le vedove che andavano sostenute con le offerte del tempio e non di certo imporre alle vedove l'obolo per il tempio.
Tornando alla pericope lucana del vangelo di questa domenica, i discepoli non sembrano affatto impauriti davanti a questa profezia apocalittica di Gesù (non rimarrà pietra su pietra) tant'è che chiedono spiegazioni a Gesù circa i tempi e il segno per cui queste cose accadranno, convinti che Dio verrà ad instaurare prontamente il suo regno. Per comprendere la reazione dei discepoli, ancora molto legati al tempio, dobbiamo fare riferimento alla storia di Gerusalemme e andare indietro di sette secoli, all'epoca di Sennacherib, il potente re di Assiria. L'esercito circonda Gerusalemme (il fatto storico è narrato nel Secondo libro dei Re). Al mattino il popolo nota che è stato tolto l'accampamento. Storicamente è possibile che Ezechia abbia pagato un tributo o che forse Sennacherib dovette ripiegare precipitosamente su altri fronti. Ma si pensò ad un intervento prodigioso di Dio. Per cui nella esperienza religiosa del popolo c'è questa credenza per la quale, nel massimo pericolo per la città di Gerusalemme, Dio interviene; da cui il salmo 45: "Dio è in mezzo ad essa: non potrà vacillare. Dio la soccorre allo spuntare dell'alba".
Gesù non dà una risposta diretta circa i tempi o i momenti all'attesa dei discepoli ma mette in guardia di non andate dietro a coloro che dicono: "Sono io"; e: "Il tempo è vicino"; ovvero di non seguire quegli uomini che pensano di avere soluzioni.
I detentori del potere scateneranno una tremenda persecuzione poiché ogni potere, in quanto tale vuole, in primo luogo, predominare ideologicamente circa l'interpretazione di Dio, ovvero farsi garante dell'identità di Dio e delle sue leggi; in secondo luogo, ogni potere umano stabilisce gli spazi e i valori di una patria; ed ancora un modello di famiglia. In fondo Gesù demolisce queste tre pilastri nel senso che sostituisce Dio con Padre, patria con Regno e famiglia con Comunità. In che senso? "Metteranno le mani su alcuni di voi", dice il Signore "e vi consegneranno alle sinagoghe", ovvero sarete consegnati all'istituzione religiosa e faranno questo in nome di Dio. Ma il Dio di Gesù Cristo è Padre, nel cui nome mai si può togliere la vita ad alcuno. "Trascinandovi davanti a re e governatori" (lo stato o la patria): questi si faranno garanti di una giustizia ritenuta assoluta, ma in verità falsa. Gesù parlerà invece del Regno di Dio, un regno che non passerà; il vero Regno universale di giustizia e pace. "Sarete traditi perfino dai genitori..." Il peccato di idolatria prevedeva la morte anche per i propri familiari. Gesù inaugura una nuova Comunità che scavalca modelli di famiglia in cui ci si può opprime a vicenda perfino nel nome di Dio, o in cui si giustifica un modello di famiglia inadeguato, ad esempio quello maschilista. La comunità di Gesù è una comunità di amore e di servizio. Gesù rafforza questa buona notizia con un incoraggiamento: "Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto" poiché apparteniamo al tempio vivo del Crocifisso Risorto.