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Unità Pastorale Campobello di Mazara
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Rotocalco.dell'unità.pastorale.num.5.anno1

L'ottavo giorno > Anno 1
Domenica 3 ottobre 2021
Nella notte del 29 settembre rogo al campo dei migranti stagionali
In Questo numero
  1. I diritti negati
  2. Eucarestia fonte di vita eterna
  3. Un nuovo anno scolastico
  4. La vendemmia della legalità
  5. "A campubeddu ficiru la vara"
  6. Dal cuore di una madre
  7. La voce degli innocenti
  8. Breve presentazione degli orientamenti Pastorali anno 2021-2022

1.I diritti negati

Il 17 agosto, subito dopo la presa di Kabul, i talebani facevano dichiarazioni rassicuranti.
«L’Emirato islamico non vuole che le donne siano vittime. Dovrebbero essere nella struttura del governo in base e nel rispetto della sharia».
Queste sono state le prime dichiarazioni riportate dalla tv satellitare Al-Jazeera e dalla tv turca. Ma sono bastati solamente pochi giorni per sgretolare queste prime affermazioni con la denuncia di molte giornaliste sui social di non poter più entrare nelle loro redazioni e di donne che sono state costrette a rimanere a casa, perché, come è stato detto, avevano il diritto di uscire ma non si poteva garantire loro la sicurezza assoluta visto che i talebani, in genere, non sono abituati a vedere donne per le strade. Insomma, un mezzo avvertimento, che sottintendeva che fosse meglio non sfidare la sorte.

Sono giorni di disorientamento e di paura. Chi aveva un aggancio o una relazione con gli occidentali ha cercato di garantirsi un lasciapassare per volare in Occidente.
Altre, liberamente o forzatamente, sono rimaste nel proprio paese.
Durante il governo dei talebani (1996-2001) le donne sono state trattate peggio di qualsiasi donna che in ogni altra epoca o società. Alle donne era proibito lavorare, uscire di casa senza un uomo di scorta e erano costrette a coprirsi dalla testa fino ai piedi perfino gli occhi. Sono state trattate quasi come animali; gli uomini controllavano quello che indossavano, il modo in cui si comportavano, come ridevano, parlavano e perfino lo spessore delle loro calze. Le donne afghane non avevano assolutamente alcun potere nelle loro vite. I Talebani credono che il loro pensiero si basi sull’ islam, ma ciò è lontano dalla verità. Il Corano insegna azione pacifica. L’Islam ha chiesto che gli uomini e le donne devono avere gli stessi diritti.

La nuova ascesa al potere da parte dei talebani in questi mesi sta comportando e comporterà l’inesorabile deprivazione di tutti quei diritti faticosamente conquistati dalle donne afghane dopo il 2001, con la paura di vivere momenti di terrore e di violenza, come è accaduto all’aeroporto di Kabul.
Dopo il 31 agosto non è tardata ad arrivare la reazione delle donne afghane rimaste nel Paese che non intendono sottostare alle regole che con il passare dei giorni i talebani stanno imponendo loro.
Prima in timidi gruppi di meno di una decina, poi sempre più numerose le donne decidono di scendere in strada e difendere i diritti conquistati negli ultimi vent'anni. Diritti che via via vengono loro negati dal lavoro allo sport, all’istruzione.
Negli ultimi vent’anni una nuova generazione di giovani donne afghane si è istruita, ha intrapreso carriere, spesso incoraggiata da onlus e organizzazioni occidentali. La stragrande maggioranza di loro ha lasciato il Paese. La sindaca più giovane dell’Afghanistan, l’attivista Zarifa Ghafari, è in salvo in Germania, le autiste dei 'taxi rosa' di Kabul in Italia, le 20 studentesse della squadra nazionale di robotica in Messico.

Un patrimonio di competenze e potenzialità, in sostanza la classe dirigente femminile di un Paese, disperso in tutto il mondo. I Paesi ospitanti hanno ora il dovere morale di prendersi cura di quelle competenze, di dare spazio a quelle professionalità, di coltivare quei sogni di libertà ed emancipazione affinché non si spengano per sempre.
Alla responsabilità di coltivare un futuro possibile per l’Afghanistan fuori dai suoi confini, si aggiunge quella, decisiva, di non dimenticare le donne che sono rimaste in patria: invisibili nei loro burqa, sottoposte a regole arcaiche e fuori dalla storia riguardo all’educazione, la vita affettiva, le scelte personali, l’indipendenza. Ormai non si tratta più di aiutarle a fuggire: chi poteva, l’ha fatto. Ora si tratta di aiutarle a resistere perché, se solo una donna a Kabul riesce a sapere che nel mondo ci sono altre persone, altre donne, altri uomini che manifestano per loro, non si sentiranno sole. Soltanto se investiamo energie e lo facciamo insieme possiamo cambiare il mondo e dare una speranza a chi nella sua vita non vede una via d’uscita.
Enza Luppino
Presidente Azione Cattolica diocesana


2.Eucarestia fonte di vita eterna

Altare eucaristico nelle famiglie
Carissimi si è concluso da pochi giorni a Budapest  il 52° Congresso Eucaristico Internazionale a cui ha partecipato anche Papa Francesco. Il tema di quest’anno è stato:  “Sono in Te tutte le mie sorgenti”.Il Cardinal Bagnasco nell’omelia della santa messa di apertura ha fatto una profonda riflessione sull’Eucarestia, la quale oltrepassa ogni solitudine, ogni distanza e ogni indifferenza ed ha aggiunto:  “Da questo grandioso evento non possiamo che esaltare il Signore nostro Gesù Cristo il quale è sempre vicino al suo popolo e non lascia sola la Chiesa, i popoli e l’umanità”. Bagnasco sottolinea che nonostante i limiti e le ombre dei suoi figli nella Chiesa fiammeggia la luce di Cristo e rivolgendosi a ciascuno di noi e a tutti i fedeli dice: “Non sei solo in un universo ostile, non sei solo di fronte al mistero meraviglioso della vita, non sei solo con la tua sete di libertà e di eterno. Ovunque tu sei non sei invisibile. Dio ti guarda con amore non sei orfano. Dio ti è Padre, tu vali il sangue di Gesù, Redentore del mondo e Pane di vita eterna. Non avere paura: Dio non è morto, l’Eucarestia oltrepassa ogni solitudine, ogni distanza ogni indifferenza”. Si è vero, lo posso testimoniare anch’io con il servizio di ministro straordinario della comunione che esercito da 4 anni e che mi ha permesso di  portare la comunione a tanti ammalati che aspettano con gioia ogni domenica l’arrivo di Gesù Eucarestia. Purtroppo durante il periodo del lock down nel 2020 mi sono fermata ma ho ripreso il servizio  non appena e’ stato possibile con tutte le precauzioni anticovid. E’ stupendo stare ad ascoltare i miei assistiti  dopo aver pregato insieme e aver dato loro il cibo eucaristico. Alcuni mi parlano della loro vita di fede, molti erano assidui a partecipare alla santa messa, mi parlano della loro famiglia…alcuni ammalati invece non parlano più per l’età avanzata. Così è stato per una mia dolce assistita di oltre cent’anni , salita al cielo qualche mese fa. Ormai avanti negli anni e sofferente non riusciva a parlare ma i suoi occhi si illuminavano quando riceveva la comunione e con un sorriso mi faceva capire che era contenta di ricevere il Corpo di Cristo, nonostante non camminasse più da tanti anni e costretta a letto aveva un volto raggiante e consolante.  In questo servizio di portare il corpo di Gesù agli ammalati è piu’ la gioia che gli ammalati riescono a trasmettere a me rispetto a quella consolazione che io porto e cerco di trasmettere a loro. Sono felice di poter portare anche  una parola di sollievo alla famiglia che assiste l’ammalato e ad annunciare la Parola di Dio così come come dice il Cardinal Bagnasco: “la Chiesa non ha altro nome da annunciare e da adorare: Gesù Cristo. Ricordare il suo volto è il Vangelo, la sua presenza è l’Eucarestia.
Eleonora Di Pietra

3.Un nuovo anno scolastico

Il Papa tra giovani studenti
È appena cominciato un nuovo anno scolastico. Quali i bisogni, le difficoltà, gli obiettivi, le prospettive per la scuola?
La scuola, pur se ancora in un contesto di pandemia, riapre in presenza “… al fine di assicurare il valore della scuola come comunità e di tutelare la sfera sociale e psico-affettiva della popolazione scolastica” (DL n. 111/2021 art.1 co.1). È una determinazione che si fonda sul “bisogno” di scuola e di relazione educativa dei nostri studenti, sulla consapevolezza che solo stando insieme si cresce.
Nella lettera augurale di inizio d’anno il Ministro Bianchi afferma: “Ritrovarsi tutti a scuola è una gioia grandissima, perché la scuola è il centro della nostra comunità”.
“La scuola è il perno fondante dell'unità nazionale. Voglio ringraziare tutti voi per il grande lavoro svolto, per quello che state svolgendo e per la lucida determinazione con cui stiamo affrontando la ripresa della scuola, che è la ripresa dell'intero Paese. Siete dirigenti dello Stato, la scuola è l'unica grande infrastruttura nazionale” (Conferenza di servizio 31 agosto 2021 del Ministro con i dirigenti scolastici).
Nelle parole del Ministro vengono indicate il valore indiscutibile della scuola e l’importanza della sua azione che non è certamente quella di trasmettere nozioni, ma di educare la “persona” al senso della comunità, alla cittadinanza attiva.
Cosa può fare la scuola per aiutare il Paese a risorgere?
Alla scuola è affidato il delicatissimo compito della formazione di quei giovani che assumeranno la guida di questa nostra Italia, che determineranno il cammino da intraprendere, che compiranno domani le scelte politiche, sociali ed economiche. A questo i giovani si preparano qualunque sarà il lavoro che svolgeranno.
Alla scuola è affidata la “missione” della ricostruzione morale e civile del paese.
Quindi una scuola che viva l’oggi pur se connotato da tante incertezze, da crisi sociali, economiche, politiche, etiche e sappia indicare la direzione per non perdere la rotta con lo sguardo prospettico rivolto al futuro.
Nella scuola e dalla scuola deve emergere uno sforzo comunitario che superi il limite dei controlli, delle misure di distanziamento e ne faccia “risorse” per comprendere come le regole siano necessarie al vivere civile, come la libertà si coniughi con la “responsabilità”.
Questo inimmaginabile tempo di pandemia, che ha sconvolto le abitudini e gli stili di vita, che ha privato e priva i giovani di tante cose, è un’occasione preziosa perché dall’esperienza quotidiana imparino come il comportamento del singolo incida su quello di un corpo sociale, come vivere il diritto-dovere di cittadinanza, come si costruisce e si costudisce il bene comune.
La scuola si presenta come il luogo privilegiato affinché i giovani facciano questa vitale esperienza.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il 20/08/2021, alla sessione di apertura della 42° edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli ha affermato:
“La formula vincente che dobbiamo applicare è esattamente quella cosiddetta win-win.
Si vince insieme, si perde insieme.
La crisi del virus lo conferma.
Dovremo ancora combattere la pandemia. Ma nostra responsabilità è immaginare il domani.
Nuove prospettive sono davanti a noi. Riguardano l’equilibrio tra umanità e natura, tra tecnologia e umanità, tra consumo delle risorse ambientali e futuro da trasmettere e consegnare ai nostri figli”.
Queste le grandi sfide affidate alla scuola e che la scuola deve raccogliere con coraggio e senza tentennamenti per svolgere al meglio il suo ruolo. Gli operatori scolastici ne hanno piena consapevolezza e continueranno ad operare perché i ragazzi a loro affidati, tramite la cultura, imparino i valori etici, humus su cui costruire una sana società.
Mi piace condividere con voi lettori, all’inizio di questo nuovo anno scolastico le parole che Papa Francesco ha rivolto, il 14 marzo del 2015, a noi dell’UCIIM: "..la scuola ha bisogno di educatori credibili e di testimoni di una umanità matura e completa e voi dovete insegnare non solo i contenuti di una materia, ma anche i valori e le abitudini della vita. Per i contenuti è sufficiente il computer, ma per capire come si ama, per capire quali sono i valori e quali abitudini creano armonia nella società ci vuole un buon insegnante. ...Il dovere di un buon insegnante - a maggior ragione di un insegnante cristiano - è quello di amare con maggiore intensità i suoi allievi più difficili, più deboli, più svantaggiati. A voi chiedo di amare di più gli studenti "difficili", quelli che si trovano in condizioni di disagio, i disabili, gli stranieri, che oggi sono una grande sfida per la scuola".
Auspico che gli operatori della scuola, in collaborazione fattiva con le famiglie, con le realtà istituzionali, sociali, associative, ecclesiali possano riuscire davvero a  mettere in pratica le parole del Papa affinché la scuola diventi volano del territorio in cui è incardinata.
Prof.ssa Caterina Romano
Presidente emerita UCIIM Provincia di Trapani

4.La vendemmia della legalità

Enza Lupo, Rossella Leone, il Presidente della Fondazione San Vito ONLUS
Vito Puccio
Domenica 19 Settembre abbiamo condiviso l'esperienza della vendemmia della legalità presso il turismo rurale IL CILEGIO DI SALEMI, un bene confiscato alla mafia e donato alla  Fondazione San Vito Onlus (braccio operativo della Caritas diocesana).
Per noi la prima esperienza di vendemmia, la prima volta una forbice in mano, la prima volta ritrovarsi tra i filari a trascinare le ceste di uva.
Un clima e un'aria festosa condivisa con i tanti volontari che hanno voluto donare il proprio contributo.
Il fine nobile di questa vendemmia speciale promossa dalla Fondazione San Vito è quello di restituire i beni alla comunità, tornare a renderli produttivi e vivi, attraverso una cultura fondata sulla legalità e giustizia sociale, modello da contrapporre alla cultura della violenza, del privilegio e del riscatto.  Una pacifica occupazione di questi spazi, dunque, abitata dalla presenza di persone che si spendono con impegno e dedizione per costruire comunità alternative alle mafie.

Enza Lupo e Amur
Di questa bellissima esperienza ricorderemo sicuramente tanti volti, Aurelia ottantenne, volontaria alla mensa della Caritas di Mazara del Vallo, si racconta tra i filari attraverso una vita donata al servizio del volontariato.
Lo zio Pietro anche lui un ottantenne impegnato nel sociale, esperto vendemmiatore ci spiega come tralciare l'uva tenendo il grappolo da sotto per evitare tagli alle mani.
Amur di origine tunisina allieta la giornata con il canto dagli accenti tipici della sua terra, come non ricordare il suo sostegno a non mollare  sotto il sole cocente tra i pendii di Salemi.
Tra i filari è stato bello ritrovarsi con il nostro Vescovo, che nonostante il caldo afoso di settembre, non si è tirato indietro nel dare il suo contrubuto.

Rossella Leone e lo zio Pietro
I giornalisti del tg3 hanno ripreso i momenti salienti della raccolta, le testimonianze di una comunità che si adopera per un fine utile comune, così ha commentato Vito Puccio presidente della Fondazione San Vito.

Lo staff della Rai per il servizio a Tg3
La giornata si conclude con un momento di condivisione fraterna, una grigliata sotto gli alberi del Ciliegio.

Con alcuni volontari tra i filari
"I beni confiscati alle mafie e riconvertiti ad uso sociale rappresentano delle autentiche palestre di vita. Lottare contro le mafie significa bonificare, trasformare, costruire”.
(Papa Francesco 21 settembre 2017 anniversario del giudice Rosario Livatino, nell'incontro con i membri della Commissione parlamentare antimafia)
Ecco il volto bello della Chiesa!
Felici di aver dato il nostro contributo
Enza Lupo
Rossella Leone


5."A campubeddu ficiru la vara"

Il coro Voces de Esperanza ai piedi del Santissimo Crocifisso
La festa del Santissimo Crocifisso ha radici molto antiche a Campobello di Mazara. Il Crocifisso, opera di fra' Umile da Petralia, fu donato alla comunità nel 1666, dal duca Giuseppe di Napoli Barresi. Anche quest'anno, secondo le disposizioni della Cesi, non si è svolta la processione, a causa della pandemia ancora in corso del Covid 19, ma ci siamo ritrovati ai piedi del Santissimo Crocifisso, per celebrare solennemente l'Eucaristia, domenica 26 settembre.
Nel tempo, la tradizione avrà conosciuto dei cambiamenti e la devozione avrà conosciuto senz'altro diverse forme espressive. Nel 1856, ad esempio, l'arciprete dell'epoca fece costruire l'attuale fercolo artistico (vara) su cui è collocato il Santissimo Crocifisso.
Sempre attenta alle tradizioni musicali sono venuta a conoscenza di questa curiosa melodia "Campubbiddisa" di un certo Francesco Vesco.

È una melodia che rientra nel Corpus di Musiche popolari siciliane dell' etnomusicologo Alberto Favara, realizzato tra il 1896 e il 1923 e successivamente dato alle stampe nel 1957 dal genero etnomusicologo Ottavio Tiby. Favara raccolse più di 1000 canti in tutto in territorio siciliano, tra canti religiosi, ninna nanne, abbanniatine, canti lirici, canti da lavoro, canti del mare, musiche strumentali e tanti altri.
Egli si recava di luogo in luogo e, facevandosi cantare le melodie, li appuntava su dei fogli pentagrammati e ne annotava le parole, i ritmi, il paese, il nome, il mestiere.
Curiosa l'espressione: "A Campobello ficiru la vara" (realizzata in effetti nel 1856), "atturniatedda di coschi di zabara".
Valentina Mangiarcina, direttore del coro "Voces de Esperanza"

6.Dal cuore di una madre


Da mamma vorrei fare in  breve, il punto della mia vita. Sono diventata madre il due novembre 2015 di un piccolo principe di nome SALVATORE, proprio come Cristo. All'età di dieci mesi cominció il nostro calvario, le nostre entrate in ospedale, le notti insonni e la paura nel cuore. Nonostante ciò, mai abbiamo smesso di sorridere.
Inizió tutto con una bronchiolite, da allora sono passati sei anni, dei quali più della metà sono stati un entra ed esci dagli ospedali. I suoi problemi respiratori si sono sempre più aggravati; a Salvatore manca l'aria, l'ossigeno.  È un bambino forte ha sempre lottato e ha  vinto. Non può fare la vita semplice di tutti i bambini, lui gioca e si stanca, lui corre e si stanca.
I migliori amici di mio figlio si chiamano aerosol e cortisone, loro riescono a farlo stare meglio. Aveva poco più di  tre anni quando abbiamo intrapreso la strada fuori dalla Sicilia per curarlo, qui nessuno sembrava capirci nulla; non è asma, non è allergia, non è fibrosi cistica. Non si sa cosa sia ma lui lotta e noi lottiamo con lui. Siamo una famiglia come tante, abbiamo tutto e niente, amici e parenti sempre vicini. Ma quando sussistono problemi di salute il mondo crolla e il vivere alla giornata non basta più. Quando sai che devi partire per cercare aiuto e non hai fondi a sufficienza, quando sai il giorno in cui entri in ospedale e non sai quando esci, è li che cerchi aiuto.
Noi grazie alla Caritas parrocchiale abbiamo trovato un po' di tranquillità, un punto di  riferimento, sappiamo che loro sono a fianco a noi per sostenerci e darci tutto l'aiuto possibile. Quando non sai dove sbattere la testa, perche il biglietto costa troppo ma devi partire e non sai come fare c'è sempre la Caritas che viene incontro a noi, ci
sono sempre in qualsiasi circostanza e grazie a loro troviamo un po' di pace. Ho due figli che non sono ancora figli di Dio perché non hanno ricevuto il battesimo, ma presto lo saranno perché noi crediamo nella Chiesa.
Dio è vita, Dio c'è, Dio aiuta.
Mio figlio il diciotto febbraio 2020 é stato miracolato!
I suoi polmoni avevano bisogno di un miracolo, la rianimazione d'urgenza due mesi di ospedale, i medici che dicono: "Solo Dio può aiutarlo".
Così è stato, lo ha aiutato, mio figlio é qui e grazie anche alla Chiesa siamo seguiti da uno dei migliori ospedali d' Italia, l'istituto GIANNINA GASLINI di Genova. Non sappiamo ancora quale sia effettivamente  il problema di mio figlio, ma siamo comunque contenti perchè nell'ultimo periodo ci sono stati dei miglioramenti.
Grazie alle preghiere di chi in Dio ci crede.
Amate e pregate sempre, la Chiesa é vista solo come un punto di preghiera ma non è solo quello, la Chiesa a volte ti da anche la vita!





Un contributo dei lavori di Salvatore
Rosaria Vaiana

7.La voce degli innocenti

Tra le fiamme dell'incendio al pseudo campo dove alloggiavano i migranti,  perde la vita Omar, un ragazzo di 36 anni della Guinea Bissau (una piccola nazione africana vicino il Senegal).
Lo splendore dei nostri uliveti contrasta con  l'ingiustizia che dalla terra "grida vendetta al cospetto di Dio".

Ieri, nel meridione e non solo, le classi meno ambienti sfruttate dai latifondi. Anche i bambini erano impiegati nel lavoro nei campi e le donne spesso subivano abusi sessuali; oggi i poveri Cristi che arrivano nel nostro territorio per un pezzo di pane costretti a vivere in condizioni di assoluta precarietà.

La solidarietà deve coniugarsi col significato più alto della politica, afferma papa Francesco. «Migrare è un diritto, ma un diritto molto regolato», nel quale deve attivarsi «anche la prudenza dei governanti, che credo debbano essere molto aperti nel riceverli, ma anche fare un calcolo su come poterli sistemare: quando un migrante non è integrato, si ghettizza, entra in un ghetto, e una cultura che non si sviluppa in rapporto con un’altra cultura, entra in conflitto, e questo è pericoloso».
Don Nicola Patti

8.Breve presentazione degli orientamenti Pastorali anno 2021-2022

Il 29 settembre nella memoria liturgica dei Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, il Vescovo Domenico Mogavero ha convocato l' assemblea diocesana nella cattedrale del Santissimo Salvatore a Mazara del Vallo per dare gli Orientamenti Pastorali dell'anno 2020 - 2021.
Riconoscendo questo tempo, come un tempo opportuno per prendere il largo, ricercando una nuova identità per il cristianesimo in un mondo che cambia radicalmente sotto i nostri occhi, il Vescovo ribadisce che ci aspetta un compito assai impegnativo, nella via di nuovi percorsi pastorali.
Le coordinate di questa progettualità sono la reimpostazione della rotta della vita e l'apertura di spazi nuovi cosi come dice papa Francesco. Coordinate da sviluppare nella logica del servizio sul modello della Chiesa del Grembiule, espressione di mon. Don Tonino Bello.
Per capire il disegno di Dio in questo particolare momento storico la chiesa locale é chiamata ad assumere i connotati di comunità alternativa, che sa essere la città sul monte, il sale della terra, la lucerna sul lucerniere, modello a cui ispirarsi per ripartire dopo la pandemia e per rispondere ai quattro appelli del nuovo anno pastorale.
Nei nuovi orientamenti la  famiglia é posta al centro di ogni dimensione ecclesiale e ecclesiologica. La famiglia si riscopre scuola delle fede e aula liturgica, luogo in cui ricominciare ad annunciare, celebrare e vivere il vangelo.
Sulle premesse qui brevemente riassunte si sviluppano i quattro appelli:
1. Dono delle fragilità;
2. Testimonianza della carità;
3. La Parola di Dio;
4. Il dono della Grazia.
Il vescovo conclude con una riflessione di Papa Francesco su San Giuseppe, tratta dalla lettera apostolica Patris Corde:"San Giuseppe venne a trovarsi al centro di dinamiche indipendenti dalle sue volontà e sicuramente più forti e potenti delle sue capacità, ma il suo punto di forza fù la capacità di trasformare un problema in un'opportunità, anteponendo sempre la fiducia nella Provvidenza".
Affidiamoci allo Spirito Santo affinché ci dia un attento discernimento in questo nuovo anno pastorale, sorretti dalla paterna figura di San Giuseppe.
Rossella Leone
Segretaria del Consiglio Pastorale

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