Liturgia della Domenica

Unità Pastorale Campobello di Mazara
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Liturgia della Domenica

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Pubblicato da Don Nicola Patti in Orazione · Domenica 13 Giu 2021
Gesù ha fatto del Regno di Dio il tema principale della sua predicazione.​
Come viene in mezzo a noi il Regno di Dio? Come può mettere le sue radici? La chiesa primitiva ha certamente a cuore l’annuncio del Regno e riflette sulle dinamiche dell’evangelizzazione.​
In questa parabola Gesù ci fa comprendere il dinamismo della parola del Regno che paragona a un seme che un uomo getta nella terra. Non si specifica una terra per cui si evince che tutti, nessuno escluso, sono destinatari della semina della parola del Regno. Questo seme ha una forza propria che non dipende semplicemente dall’uomo che lo ha seminato, tant’è che “dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce” (28); la crescita del seme sfugge alla conoscenza stessa dell’uomo che lo ha seminato (“come, egli stesso non lo sa”). Marco non sottolinea la necessità della cura e dunque tutte le azioni che l’uomo in effetti compie affinché la semina abbia buon esito. Il corpo centrale del racconto si sposta immediatamente dalla crescita alla mietitura: “Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura” (29). Tuttavia Marco sottolinea alcuni particolari che ci fanno comprendere che l’annuncio della parola del Regno ha i suoi processi, i suoi tempi, le sue dinamiche: “Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga (29). Chi annuncia e chi ascolta non ha immediatamente chiaro che fine abbia fatto la parola del Regno che ha annunciato. L’evangelizzatore, il catechista, può credere che il seme della Parola sia stato gettato al vento. Piuttosto lo stelo si va formando ma non viene colto poiché si cade nella presunzione che chi semina debba raccogliere il chicco nella spiga; ma non è così. Similmente chi ascolta, pur avendo accolto con fede la parola del Regno non ne assapora immediatamente i frutti. Costui può essere tentato nel credere che non ne è valsa la pena accogliere la parola del Regno. Tuttavia, ad uno sguardo interiore più attento, se non ancora il chicco pieno nella spiga, chi ha accolto la parola del Regno può certamente scorgere lo stelo e la spiga, dal momento in cui il Signore ci ha messi in cammino.
Nella seconda parabola (30-32) Gesù ci fa comprendere che il seme del Regno rimane sempre piccolo, disprezzato agli occhi del mondo, insignificante. Il granellino di senapa è un semino davvero piccolo, come un granello di sabbia. Nessuno scommetterebbe che da quel piccolo seme si sviluppa una pianta che “diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra” (32). La parabola è un ammonimento alla nostra capacità di ascolto. La parola del Regno spesso è fraintesa, strumentalizzata, non accolta con fede, disprezzata, ritenuta non buona per la vita. È il granello di senape scartato e ritenuto insignificante.


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