Quarantanni fa l'attentato al Papa

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Quarantanni fa l'attentato al Papa

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Pubblicato da Don Nicola Patti in Lettere del Parroco · Giovedì 13 Mag 2021
Tags: attentatoalpapa
Il 13 maggio del 1981, Alì Agca sparò a Giovanni Paolo II, in piazza San Pietro. Su questo episodio si sono fatte le ipotesi più disparate come quella della “pista bulgara” o, quella più inverosimile, di una pista islamica, nientemeno sostenuta dal generale Jaruzelski e dallo stesso Alì Agca. È certo che il malcontento, dopo l’elezione del Papa slavo,​ era palese nelle diverse capitali dell’Est. Ma chi sta dietro all’attentato di piazza san Pietro? Occorreva forse eliminare fisicamente chi non si era riusciti a fermare attraverso menzogne, calunnie per screditare l’immagine morale di un uomo che parlava di libertà e dignità umana? Se il cardinale di Cracovia faceva paura, adesso lo stesso uomo diventato pontefice era una minaccia letale per il regime comunista e quindi da eliminare. Bisognava fermare chi dal Vaticano proteggeva Solidarność. La tesi più consistente è quella che l’attentato fosse stato concepito dal Cremlino o dal Kgb, o più realisticamente da schegge impazzite di qualche servizio segreto dell’Est.

«Perché lei non è morto?». Fu la domanda rivolta al Papa da parte di Mehmet Alì Agca. Il Papa era andato quel 27 dicembre del 1983 al carcere di Rebibbia: - «Oggi ci incontriamo da uomini. Anzi da fratelli», aveva subito detto il Papa. Ma dalla sua bocca di Mehmet Alì Agca non uscì la parola: «Mi perdoni!». (Cfr. S. Dziwisz, Una vita con Karol, 123-127).

Don Nicola


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